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Recensione Top Spin 3

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Messaggio  Masters Gio Ago 07, 2008 12:11 pm

[x360] Era parecchio tempo che aspettavamo un gioco di tennis che fosse realmente simulativo. I grandi titoli del passato, da Virtua Tennis (soprattutto) allo stesso Top Spin, avevano indugiato sulla componente più arcade, offrendo un’esperienza sicuramente divertente, ma anche ben poco realistica.
Ora, con Top Spin 3, si è deciso di cambiare rotta e lo sforzo per ricreare la vera sensazione del tennis giocato ha portato ottimi frutti.

Modalità, personaggi e campi
Come opzioni di base il gioco offre modalità ben conosciute. Possiamo quindi decidere di iniziare un rapido match di esibizione, affrontare uno specifico torneo, imparare i fondamentali di gioco nella scuola Top Spin, creare un personaggio dal nulla, consultare i nostri risultati, giocare on line con Xbox Live e, ovviamente, intraprendere una lunga carriera.
Se volete gettarvi in una veloce sfida contro un avversario virtuale o con un amico, il gioco mette a disposizione ben 39 atleti tra uomini e donne, con l'inserimento anche di alcune glorie del passato come Becker e Monica Seles. Unica pecca è la mancanza di Rafael Nadal, rimasto esclusiva della versione PS3. Ogni tennista ha il suo proprio stile e le sue animazioni che, nel caso di personaggi celebri come Federer o Roddick, diventano immediatamente riconoscibili.
Per giocare abbiamo a disposizione più di 40 campi, una vera enormità se consideriamo l’estrema diversità visiva e delle condizioni del terreno.
Ovviamente la modalità regina è la carriera che non può essere affrontata se prima non si è creato un personaggio. Il Player Editor di Top Spin 3 è davvero splendido: possiamo modificare l’aspetto del nostro alter ego in moltissimi modi diversi. Possiamo agire sull’altezza e la stazza fisica, sullo stile di gioco (rovescio a una o due mani, tecnica del servizio ecc.) e persino sulla presenza di tatuaggi. E' con il volto, però, che l'Editor dà il meglio di sé. Ci sono una valanga di parametri preimpostati, che ci consentono di operare su ogni dettaglio del viso, dalle sopracciglia al mento, dal naso alla pettinatura. Come se non bastasse, c’è l’opzione scultura, con la quale agire su determinati punti dei lineamenti per modificarli al millimetro. Le possibilità sono praticamente infinite. All’inizio avrete una scelta limitata per quanto riguarda i vestiti, ma tenete presente che l’abbigliamento può essere aggiornato nel corso della carriera comprando magliette, calzoncini e scarpe negli appositi negozi.
Una volta creato il personaggio, non ci resta che iniziare la nostra scalata verso la prima posizione del ranking. All’inizio siamo praticamente sconosciuti, e dobbiamo sudare sui campi di periferia prima di arrivare nel grande circuito. Una volta qui, abbiamo a disposizione un calendario, che ogni mese ci suggerisce due tornei tra cui scegliere: uno sarà più facile ma anche meno remunerativo, l’altro è più difficile, ma mette in palio più soldi e punti esperienza.

Il tennis vero!
Se queste sono le modalità in cui possiamo cimentarci, vediamo come si presenta l’azione di gioco vera e propria. Da questo punto di vista, dobbiamo fare tanto di cappello di fronte al lavoro degli sviluppatori che sono riusciti a creare quasi dal nulla un titolo che fa della simulazione il suo unico scopo. Dimenticate le barre di energia che si caricano, i tuffi impossibili, la palla che rimane sempre in campo, gli inutili fronzoli grafici presenti negli altri giochi: con Top Spin 3 si gioca a tennis puro e semplice e bastano pochi scambi per capire che la strada verso la gloria è in salita, ma promette grandi soddisfazioni.
Personalmente consiglio di dedicare un’oretta alla modalità training, che può sembrare noiosa, ma che è in grado di spiegare nel dettaglio gli elementi base del gioco, garantendo una maggiore consapevolezza dei propri mezzi una volta messo piede sul campo. Il concetto su cui si basa tutto il gameplay è quello di tempismo: per essere sicuri di dar vita a un tiro potente e/o preciso, il giocatore deve sempre tenere conto del proprio posizionamento rispetto alla palla, e del momento esatto in cui colpirla.
I tasti base sono quattro, abbastanza classici: la A per il tiro piatto e semplice, più sicuro; la B per il top spin, che consente angolazioni maggiori; la X per il taglio, per rallentare il gioco o per smorzare; la Y per il lob. La novità sono RT e LT, che associati agli altri tasti imprimono un surplus di potenza o angolazione: una scelta rischiosa, perchè necessità di precisione e tempismo ancora maggiori, ma che può sbloccare a nostro favore una situazione di stallo.
I tiri non vengono effettuati con una rapida pressione del tasto prescelto al momento dell’arrivo della palla: bisogna invece tenere premuto per caricare il colpo, lasciando andare il tasto nel momento più opportuno. Sollevare il dito dal pulsante con troppa fretta o, al contrario, troppo tardi, determina un tiro debole e prevedibile, quando non completamente errato. Questo vale anche per il servizio, che peraltro può essere effettuato usando lo stick analogico destro: una possibilità piuttosto impegnativa e di lungo apprendimento, ma anche abbastanza appagante una volta presa la mano.
La bellezza di un gameplay di questo tipo è abbastanza difficile da spiegare a parole: l’obiettivo di fondo, pienamente raggiunto, è quello di dare alle partite un realismo e una profondità mai visti prima. Ogni match può essere affrontato in mille modi differenti, a seconda del nostro stile e di quello dell’avversario. La scelta della strategia diventa importantissima: in base ai nostri punti di forza e ai talloni d’Achille di chi sta al di là della rete, dobbiamo cercare di sfruttare tutti gli elementi a nostro vantaggio. Un giocatore lento e con poca resistenza, ad esempio, può essere messo in difficoltà con lunghi scambi da fondo campo, sempre più angolati, oppure con un approccio più offensivo che punta a chiudere in fretta gli scambi avvicinandosi alla rete; un avversario abile nel serve and volley, invece, va tenuto a distanza e, se questo si rivela difficile, bisogna cercare di sorprenderlo con pallonetti precisi e calibrati. Le possibilità sono moltissime, e la varietà è garantita da un’IA molto precisa e diversificata.
La giocabilità, nelle sue intenzioni simulative, ha dunque pochi difetti. Probabilmente si poteva aumentare lievemente la probabilità di successo dei tiri rischiosi, e si poteva rendere più semplice l'angolazione nel servizio, uno dei fondamentali che richiede più allenamento e precisione (aggiungeteci qualche insulto rivolto allo schermo, quando la palla non vuole saperne di cadere nell'angolino).

In generale, Top Spin 3 è un gioco che richiede una buona dose di pazienza. Occorre tempo per padroneggiare tutti meccanismi e le singole partite possono durare anche molto a lungo, specie se si fronteggiano due tennisti abili negli scambi da fondo. In questo caso, ricordando l’importanza del tempismo, diventa fondamentale saper rimanere concentrati e attenti, calibrando al meglio i colpi e scegliendo la strategia più corretta. Basta poco per distrarsi e far partire così un tiro sbagliato, che spiani la strada al nostro avversario. Ancora una volta, dunque, siamo vicinissimi a ciò che accade nella realtà.

Procedendo nella carriera, il nostro personaggio può far crescere le proprie abilità, dalla bravura nel servizio alla rapidità di corsa, dalla potenza alla resistenza alla fatica. L’incremento di tali parametri avviene attraverso la spesa dei punti esperienza guadagnati vincendo le partite. È l’utente a decidere cosa potenziare, privilegiando questa o quella qualità, in base al proprio stile di gioco. Se avrete la pazienza di coltivare le potenzialità del vostro atleta, vi accorgerete degli enormi progressi che può compiere raggiungendo livelli che all’inizio sembravano impensabili.
Vincere garantisce anche l’accumulo di denaro e altri punti, che possono essere investiti nell’acquisto di nuovi abiti: sono a dispozione diversi negozi con firme prestigiose (Nike e Adidas), che offrondo magliette, pantaloncini e scarpe di varia forma, colore e prezzo. C’è solo l’imbarazzo della scelta.

Il sudore ragazzi, il sudore!
I ragazzi di Pam Development hanno fatto un ottimo lavoro col gameplay, ma non si sono certo risparmiati dal punto di vista grafico. Top Spin 3 è un gioco piacevolissimo da guardare, che all’inizio può lasciare abbastanza indifferenti (bene o male ciò che si vede nei giochi di tennis è sempre la stessa cosa), ma che dopo un po’ stupisce per la grande varietà di animazioni e campi, nonché per il design molto curato dei personaggi. Le location di gioco sono diversissime tra loro, e alcune risultano davvero suggestive, con l’ombra degli alberi mossi dal vento a coprire una parte del campo, oppure con la terra rossa che tiene conto di ogni orma o strisciata. Molto buoni anche gli effetti di illuminazione, che riproducono alla perferzione luce naturale e artificiale. le visuali disponibili sono ben sei, tutte complessivametne funzionali all'azione. I tennisti famosi sono ottime copie delle loro controparti reali, ma anche i personaggi inventati per il gioco riesco a trasmettere una buona personalità. Assolutamente splendida è poi la rappresentazione della fatica: come detto, Top Spin 3 è un gioco molto impegnativo e spesso stancante (nel senso buono del termine). Malgrado esista una piccola barra della fatica, rappresentata da un cardiogramma che mostra la frequenza dei battiti cardiaci, l’effetto dello sforzo è visibile nel gioco degli atleti e nel loro aspetto fisico: quando sono stanchi, i personaggi sbagliano più facilmente, le loro magliette si impregnano progressivamente di sudore, i loro visi si arrossano e cominciano a grugnire ad ogni colpo particolarmente difficile. Insomma, anche in questo caso è stato perseguito un alto livello di realismo, che fa percepire davvero l’impegno profuso durante ogni match.
Non manca tuttavia qualche piccolo difettuccio. Prima di tutto i caricamenti, che sono un po’ troppo frequenti e lunghi. La cosa si nota soprattutto nella fase di editor del personaggio e di acquisto di nuovi abiti: tra una possibilità e l’altra, il gioco si blocca per qualche istante, cosa che diventa particolarmente frustrante quando dobbiamo visionare 40 pagine di magliette o 30 diversi tipi di acconciatura. Si è detto dell’ottimo design di personaggi e ambienti, ma va anche sottolineata una certa inespressività dei volti, un leggero senso di galleggiamento in alcuni frangenti, e una realizzazione del pubblico solo discreta. Qui e là spunta anche qualche texture un po' scialba, soprattutto in corrispondenza di alcuni campi.
Il framerate è sempre fluido durante il gioco, mentre perde qualche colpo in fase di caricamento dell’ambientazione, quando il campo viene mostrato per alcuni secondi con una lenta panoramica.
Come ultima nota, si poteva favorire maggiormente il salto delle esultanze e di altre piccole scene di intermezzo, spesso non pienamente skippabili e quindi un po’ fastidiose.

Buone notizie anche dal fronte sonoro: i menu sono accompagnati da ottime canzoni su licenza, le varie location sono immerse in ambienti sonori molto diversi tra loro (ora silenziosi, col canto degli uccellini, ora più affollate di persone esultanti), mentre gli effetti di gioco e relativi alle voci sono sempre calibrati alla perfezione. Va detto che, comunque, da questo punto di vista non siamo di fronte a nulla di rivoluzionario. D’altronde ce lo potevamo aspettare visto l’intento realistico del titolo.

Multiplayer e longevità
Il gioco offre molto materiale per divertire a lungo, anche in single player. La carriera è duratura e variegata, e le molte possibilità offerte dal gameplay e dal player editor potrebbero invogliare a creare più di un profilo, per sondare tutte le diverse possibilità.
Il multiplayer rappresenta ovviamente un’ulteriore, graditissima risorsa, visto che non c’è niente di meglio che affrontare un avversario in carne ed ossa. Ogni giocatore è provvisto di una carta di indentità visibile a tutti, che offre informazioni sui punti esperienza, sulle partite disputate, sui tornei vinti. Si può giocare fino in quattro, due per console. Quasi superfluo dire come il Live garantisca, a conti fatti, una longevità pressoché infinita.

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