Recensione Viking: Battle For Asgard
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Recensione Viking: Battle For Asgard
[x360] I giochi di stampo fantasy, e più in generale tutte le avventure ambientate in mondi leggendari e misteriosi, hanno da sempre affascinato il popolo videoludico, desideroso di lanciarsi in avventure che andassero oltre la normale dimensione quotidiana in termini di struttura narrativa, personaggi e obiettivi da portare a termine. In particolare le leggende nordiche possono essere considerate come un filone poco inflazionato, ma ugualmente interessante e coinvolgente, ma le glaciali atmosfere realizzate dal team di sviluppo di Creative Assembly riusciranno a scaldare a sufficienza i cuori degli appassionati di action game? Continuate a leggere per scoprirlo.
Nessuna pace per le divinità
Come da tradizione, la trama attorno a cui si sviluppa questa produzione prende in prestito molti famosi luoghi e personaggi derivanti dalla mitologia nordica, collocandoli in un complesso sistema di guerre intestine in cui la pace appare come poco più che un miraggio e morte e devastazione appaiono come gli unici elementi essenziali al fine di ottenere la vittoria e sopravvivere agli eventi, mettendo in ginocchio tutti coloro che incautamente si appresteranno ad ostacolare il vostro destino. Anticipando infatti solo per un momento la descrizione della struttura di gioco, ci teniamo a precisare che questo Viking: Battle For Asgard rientra pienamente nel genere dei giochi d’azione puri e semplici, con poco spazio dedicato alla materia grigia ed un livello di “violenza” digitale decisamente elevato per impatto e dinamiche. Per tali motivi l’acquisto di questo prodotto dovrebbe essere valutato con attenzione qualora decideste di regalarlo ad un utente molto giovane, mentre per tutti gli altri il massacro non sarà che un modo come un altro per sfogare le piccole e grandi tensioni della vita quotidiana in quanto, ci teniamo a ribadirlo, i videogames sono e saranno sempre strumenti d’intrattenimento videoludico e pertanto ben vengano prodotti di questo tipo, purché in grado di arricchire il mercato con qualche elemento d’innovazione.
Fatta questa doverosa premessa, è bene raccontare brevemente la struttura narrativa che farà da cornice allo svolgersi dell’azione. Come accennato in precedenza, tutto ha inizio a causa dell’ennesimo conflitto nato tra la dea Hel e il supremo Odino, Signore delle terre di Asgard. Vistasi bandita per sempre, la dispotica divinità ha ben deciso di evocare un esercito di anime appartenute a Vichinghi caduti in battaglia per farne la propria armata e con essa devastare a più non posso il “tranquillo” regno di Midgard. Come se tutto ciò non bastasse, al culmine della follia ha deciso anche di arrivare fino allo scontro finale primordiale, il Ragnarok, che potrebbe annientare per sempre la razza umana e gli altri dèi lei pari. Non proprio una bella situazione quindi, ma la malvagia divinità non ha fatto i conti con Skarin, un giovane guerriero in cui Freya (figlia dell’onnipotente Odino) ha riposto tutte le speranze del mondo nordico e il cui destino sarà quello di porre fine al caos, con qualsiasi mezzo.
La guerra è un’arte
Dopo aver assistito alla pregevole sequenza cinematica (una delle parti migliori del gioco) verrete quasi subito catapultati nel campo di battaglia, all’interno di una struttura che si snoderà attraverso differenti ambientazioni che spazieranno da zone desolate e devastate dalle tante battaglie disputate ad (inizialmente) pacifiche isole, affrontando numerosi combattimenti che vedranno in gioco non una ma innumerevoli forze combattenti. Uno degli aspetti più curati del gioco, anche se molto stereotipato all’ambientazione, consiste nel buon numero di creature e nemici, fedelmente ispirate a mostri già incontrati in produzioni analoghe, quali ad esempio i dragoni, giusto per citarne un esemplare.
Non mancano in realtà possibilità di confrontarsi periodicamente con nemici ben più agguerriti ed impressionanti per dimensioni, che richiederanno quindi ben più di un semplice colpo della vostra lama per essere sconfitti. Il fatto di poter quindi arricchire il proprio potenziale offensivo comandando creature e beneficiando dei poteri degli elementi di abbinare all’uso delle più comuni armi bianche, attribuisce al gameplay un piccolo tocco di personalizzazione aggiuntivo, accrescendo non solo il senso di spettacolarità degli scontri, ma anche quel pizzico di natura tattica in grado di far pendere l’ago della bilancia verso una determinata direzione, durante gli scontri più cruenti.
A livello d’interazione con gli altri personaggi non giocanti, l’uccisione di particolari nemici potrebbe permettervi di ottenere quello spunto “carismatico” tale da poter prendere il sopravvento in una situazione di stallo, oppure permettervi d’intrecciare piccole e temporanee relazioni più per salvare qualche malcapitato compagno d’armi che non per una vera e propria alleanza che possa gettare le basi per una cooperazione a lungo termine. Anche l’elemento dinamico all’interno delle battaglie appare ben curato, difficilmente potrà capitarvi di assistere ad una morte indolore, ma, anzi, le uccisioni sapranno di un morboso gusto nel praticare le ferite più profonde e utilizzare le mosse più violente, infliggendo una vera e propria carneficina senza possibilità di elaborare soluzioni alternative, pena la vostra prematura uccisione da parte del nemico di turno. Obiettivamente, va anche precisato che risulta difficile in contesti così caotici e violenti trovare tempo per fermarsi a riflettere sulla miglior mossa da eseguire, anche perché buona parte dei nemici si renderà ben disposta a farsi massacrare allegramente senza opporre particolare resistenza se non a livello numerico più che con contromisure davvero difficili da arginare.
Il verdetto di Odino
Fino a questo punto tutto potrebbe sembrare bello e ben curato, ma i veri problemi nascono proprio quando ci si concentra sulla struttura, decisamente troppo superficiale. Ogni scenario è abbinato ad alcune condizioni da soddisfare per poter proseguire (potrete avvalervi di numerose informazioni visualizzando la mappa, attraverso la pressione del pulsante Select), quali ad esempio l’uccisione di un determinato numero o tipo di nemici, piuttosto che la liberazione di altri vichinghi, che una volta trovati si uniranno a voi per l’assalto.
Fin dall’inizio però, lo schema cui assisterete con una regolarità sconcertante e sempre il solito corri-uccidi-libera ripetuto all’infinito. Siamo d’accordo che inizialmente uccidere senza esitazione alcuna si rivela divertente e appagante, ma dopo una buona ora di gioco ci si rende conto di quanto scarsa sia la profondità di questo prodotto, nonostante tutti i piccoli elementi introdotti per dare un leggero senso gdr al miglioramento delle proprie caratteristiche. Il livello di difficoltà oltretutto non appare ben calibrato e se all’inizio sarà quasi sufficiente premere i pulsanti a caso per ottenere le azioni più efficaci, già verso un terzo di gioco il tutto assumerà contorni drasticamente più difficili, alternando sessioni abbordabili ad altre inspiegabilmente complesse, senza un vero criterio.
La realizzazione tecnica di V:BFA è ingannevole. Le sequenze cinematiche e buona parte delle sequenze di combattimento sono realizzate in modo pregevole, così come appare ben curata la palette grafica utilizzata, ma il motore poligonale appare decisamente al di sotto delle potenzialità della PS3. In varie occasioni abbiamo riscontrato texture di bassa qualità e un fastidioso effetto bad clipping, senza contare i rallentamenti che puntualmente si presentano penalizzando notevolmente lo svolgersi dell’azione nei momenti più concitati. Nemmeno il character design dei personaggi appare degno di una cura particolare, anche se si salvano alcuni mostri e nemici, ben animati e caratterizzati.
Il sonoro è uno degli elementi meno riusciti del gioco. Un discreto numero di brani evocativi e abbinato ad effetti sonori troppo confusi per risultare apprezzabili, con un doppiaggio non sempre azzeccato ed effetti ambientali troppo rari per risultare credibili.
Il sistema di controllo tutto sommato funziona a dovere e ben si presta al compito da svolgere, ma la mancanza di una modalità multiplayer si fa enormemente sentire. Non pretendevamo necessariamente il supporto online, ma almeno in locale sarebbe stato gradito, invece così il livello di rigiocabilità è purtroppo molto basso e dubitiamo che qualcuno possa avere gli stimoli per portare avanti questo titolo per molto tempo. Considerando poi il prezzo non proprio budget si tratta di un gioco pensato quasi esclusivamente per gli appassionati d’azione, ma ben lontano da altre produzioni ben più importanti apparse di recente su queste console.
Nessuna pace per le divinità
Come da tradizione, la trama attorno a cui si sviluppa questa produzione prende in prestito molti famosi luoghi e personaggi derivanti dalla mitologia nordica, collocandoli in un complesso sistema di guerre intestine in cui la pace appare come poco più che un miraggio e morte e devastazione appaiono come gli unici elementi essenziali al fine di ottenere la vittoria e sopravvivere agli eventi, mettendo in ginocchio tutti coloro che incautamente si appresteranno ad ostacolare il vostro destino. Anticipando infatti solo per un momento la descrizione della struttura di gioco, ci teniamo a precisare che questo Viking: Battle For Asgard rientra pienamente nel genere dei giochi d’azione puri e semplici, con poco spazio dedicato alla materia grigia ed un livello di “violenza” digitale decisamente elevato per impatto e dinamiche. Per tali motivi l’acquisto di questo prodotto dovrebbe essere valutato con attenzione qualora decideste di regalarlo ad un utente molto giovane, mentre per tutti gli altri il massacro non sarà che un modo come un altro per sfogare le piccole e grandi tensioni della vita quotidiana in quanto, ci teniamo a ribadirlo, i videogames sono e saranno sempre strumenti d’intrattenimento videoludico e pertanto ben vengano prodotti di questo tipo, purché in grado di arricchire il mercato con qualche elemento d’innovazione.
Fatta questa doverosa premessa, è bene raccontare brevemente la struttura narrativa che farà da cornice allo svolgersi dell’azione. Come accennato in precedenza, tutto ha inizio a causa dell’ennesimo conflitto nato tra la dea Hel e il supremo Odino, Signore delle terre di Asgard. Vistasi bandita per sempre, la dispotica divinità ha ben deciso di evocare un esercito di anime appartenute a Vichinghi caduti in battaglia per farne la propria armata e con essa devastare a più non posso il “tranquillo” regno di Midgard. Come se tutto ciò non bastasse, al culmine della follia ha deciso anche di arrivare fino allo scontro finale primordiale, il Ragnarok, che potrebbe annientare per sempre la razza umana e gli altri dèi lei pari. Non proprio una bella situazione quindi, ma la malvagia divinità non ha fatto i conti con Skarin, un giovane guerriero in cui Freya (figlia dell’onnipotente Odino) ha riposto tutte le speranze del mondo nordico e il cui destino sarà quello di porre fine al caos, con qualsiasi mezzo.
La guerra è un’arte
Dopo aver assistito alla pregevole sequenza cinematica (una delle parti migliori del gioco) verrete quasi subito catapultati nel campo di battaglia, all’interno di una struttura che si snoderà attraverso differenti ambientazioni che spazieranno da zone desolate e devastate dalle tante battaglie disputate ad (inizialmente) pacifiche isole, affrontando numerosi combattimenti che vedranno in gioco non una ma innumerevoli forze combattenti. Uno degli aspetti più curati del gioco, anche se molto stereotipato all’ambientazione, consiste nel buon numero di creature e nemici, fedelmente ispirate a mostri già incontrati in produzioni analoghe, quali ad esempio i dragoni, giusto per citarne un esemplare.
Non mancano in realtà possibilità di confrontarsi periodicamente con nemici ben più agguerriti ed impressionanti per dimensioni, che richiederanno quindi ben più di un semplice colpo della vostra lama per essere sconfitti. Il fatto di poter quindi arricchire il proprio potenziale offensivo comandando creature e beneficiando dei poteri degli elementi di abbinare all’uso delle più comuni armi bianche, attribuisce al gameplay un piccolo tocco di personalizzazione aggiuntivo, accrescendo non solo il senso di spettacolarità degli scontri, ma anche quel pizzico di natura tattica in grado di far pendere l’ago della bilancia verso una determinata direzione, durante gli scontri più cruenti.
A livello d’interazione con gli altri personaggi non giocanti, l’uccisione di particolari nemici potrebbe permettervi di ottenere quello spunto “carismatico” tale da poter prendere il sopravvento in una situazione di stallo, oppure permettervi d’intrecciare piccole e temporanee relazioni più per salvare qualche malcapitato compagno d’armi che non per una vera e propria alleanza che possa gettare le basi per una cooperazione a lungo termine. Anche l’elemento dinamico all’interno delle battaglie appare ben curato, difficilmente potrà capitarvi di assistere ad una morte indolore, ma, anzi, le uccisioni sapranno di un morboso gusto nel praticare le ferite più profonde e utilizzare le mosse più violente, infliggendo una vera e propria carneficina senza possibilità di elaborare soluzioni alternative, pena la vostra prematura uccisione da parte del nemico di turno. Obiettivamente, va anche precisato che risulta difficile in contesti così caotici e violenti trovare tempo per fermarsi a riflettere sulla miglior mossa da eseguire, anche perché buona parte dei nemici si renderà ben disposta a farsi massacrare allegramente senza opporre particolare resistenza se non a livello numerico più che con contromisure davvero difficili da arginare.
Il verdetto di Odino
Fino a questo punto tutto potrebbe sembrare bello e ben curato, ma i veri problemi nascono proprio quando ci si concentra sulla struttura, decisamente troppo superficiale. Ogni scenario è abbinato ad alcune condizioni da soddisfare per poter proseguire (potrete avvalervi di numerose informazioni visualizzando la mappa, attraverso la pressione del pulsante Select), quali ad esempio l’uccisione di un determinato numero o tipo di nemici, piuttosto che la liberazione di altri vichinghi, che una volta trovati si uniranno a voi per l’assalto.
Fin dall’inizio però, lo schema cui assisterete con una regolarità sconcertante e sempre il solito corri-uccidi-libera ripetuto all’infinito. Siamo d’accordo che inizialmente uccidere senza esitazione alcuna si rivela divertente e appagante, ma dopo una buona ora di gioco ci si rende conto di quanto scarsa sia la profondità di questo prodotto, nonostante tutti i piccoli elementi introdotti per dare un leggero senso gdr al miglioramento delle proprie caratteristiche. Il livello di difficoltà oltretutto non appare ben calibrato e se all’inizio sarà quasi sufficiente premere i pulsanti a caso per ottenere le azioni più efficaci, già verso un terzo di gioco il tutto assumerà contorni drasticamente più difficili, alternando sessioni abbordabili ad altre inspiegabilmente complesse, senza un vero criterio.
La realizzazione tecnica di V:BFA è ingannevole. Le sequenze cinematiche e buona parte delle sequenze di combattimento sono realizzate in modo pregevole, così come appare ben curata la palette grafica utilizzata, ma il motore poligonale appare decisamente al di sotto delle potenzialità della PS3. In varie occasioni abbiamo riscontrato texture di bassa qualità e un fastidioso effetto bad clipping, senza contare i rallentamenti che puntualmente si presentano penalizzando notevolmente lo svolgersi dell’azione nei momenti più concitati. Nemmeno il character design dei personaggi appare degno di una cura particolare, anche se si salvano alcuni mostri e nemici, ben animati e caratterizzati.
Il sonoro è uno degli elementi meno riusciti del gioco. Un discreto numero di brani evocativi e abbinato ad effetti sonori troppo confusi per risultare apprezzabili, con un doppiaggio non sempre azzeccato ed effetti ambientali troppo rari per risultare credibili.
Il sistema di controllo tutto sommato funziona a dovere e ben si presta al compito da svolgere, ma la mancanza di una modalità multiplayer si fa enormemente sentire. Non pretendevamo necessariamente il supporto online, ma almeno in locale sarebbe stato gradito, invece così il livello di rigiocabilità è purtroppo molto basso e dubitiamo che qualcuno possa avere gli stimoli per portare avanti questo titolo per molto tempo. Considerando poi il prezzo non proprio budget si tratta di un gioco pensato quasi esclusivamente per gli appassionati d’azione, ma ben lontano da altre produzioni ben più importanti apparse di recente su queste console.
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