Recensione Naruto Uzumaki Chronicles 2

[ps2] Il fenomeno Naruto ha ormai investito il nostro bel paese e come per altri grandi personaggi, le sue gesta imperversano sulle console da ormai molto tempo. Al contrario di manga più datati e forse anche più mitici, Naruto gode dei benefici di un'era nella quale questi titoli provenienti dall’oriente vengono facilmente commercializzati in Europa. I veterani ricorderanno bene come manga come Dragon Ball, anche se seguiti da una grossa produzione videoludica, vedevano la luce prettamente in Giappone o in Usa. Per vedere le prime scorribande in Europa si è dovuto attendere l’arrivo della PSX e i giochi del Nes o del SNES sono stati visti da molti solamente grazie agli emulatori che impazzavano sulla rete. Ritornando a Naruto, possiamo affermare che è stato molto più fortunato, visto che in poco tempo ha visto la nascita di molti titoli, di vario genere e su diverse piattaforme. Oggi visioniamo Naruto Uzumaki Chronicles 2 (NUC2 da qui in poi), il cui prequel non è stato di certo un capolavoro.

Nelle puntate precedenti …
NUC2 è la perfetta definizione di prequel, visto che non si limita a riproporre le medesime avventure del personaggio, con un nuovo gameplay o una nuova veste grafica, ma semplicemente prosegue con la storyline del manga, riprendendo la trama da dove era stata lasciata nel primo capitolo. Con questo, possiamo ufficialmente dire che le novità sono finite qui.

Un titolo d’annata
Il titolo in grassetto che vedete sopra potrebbe crearvi qualche perplessità visto la nostra ultima affermazione. Ebbene vi diamo subito una delucidazione … siamo ironici. NUC 2 è definibile come un titolo d’annata in quanto sembra che gli sviluppatori siano stati messi in cantina ad invecchiare insieme ad una bottiglia di Bonarda. Se il primo capitolo era leggermente al di sopra della sufficienza, questo non la sfiora nemmeno per scherzo. Tutto ciò che avevamo visto nel primo capitolo si è immancabilmente riproposto in questa seconda avventura. Diamo atto del fatto che oramai, la ps2 appartiene ad una old-gen, ma ha delle cartucce sicuramente migliori da sparare. Partiamo dal principio per motivare le nostre zelanti critiche. L’esposizione della trama all’interno del titolo è … scandalosa. I filmati presenti sono molti, e nonostante non siano gran che lunghi, risultano infinitamente noiosi. I dialoghi (anche per merito dei doppiatori) hanno un che di ninna-nanna, non esiste un solo momento in cui si percepisca tensione, sgomento e dopo essersene sorbiti due o tre comincerete a saltarli bellamente. Tutto ciò dipende anche da musiche allucinanti, quasi assenti o comunque inadeguate. Sorvolando su questo aspetto cominciamo a parlare del gameplay e speranzosi cominciamo a giocare.
L’esperienza di gioco è praticamente identica. Le missioni sono tutte una fotocopia dell’altra, il sistema Skill plate è rimasto invariato, le azioni sono ripetitive e alienanti e la IA è paragonabile a quella di un vegetale; a onor del vero, sfidando un cavolfiore nella modalità versus, abbiamo ricevuto molto più filo da torcere. Come in NUC, il sequel propone comandi incredibilmente semplici, che ci renderanno ancora più facile abbattere i ninja nemici o i birilli vestiti da ninja che la CPU ci fa sfidare. La possibilità di agire in co-op con un secondo giocatore non è di certo esaltante, visto che già uno è più che sufficiente per sbaragliare un esercito di birilli-ninja, in due si rischierebbe di mandare in crash il gioco e come l’eletto di Matrix, riuscire a violare tutte le leggi esistenti nel sistema.
La modalità versus è interessante e risolleva le quotazioni del titolo … questo è quello che ci piacerebbe poter dire, ma la dura realtà è ben diversa. Il gameplay del versus è identico a quello che si vede durante la storia e sfidare i propri amici … sarà dura, visto che dopo il primo combattimento desidereranno cambiare gioco o usare la capsula di cianuro che hanno in uno dei loro denti.
Abbandoniamo il gameplay e passiamo al comparto grafico. Il titolo non ha subito un restyling, ma comunque siamo sulle soglie della sufficienza e il titolo riesce comunque a mantenere una sua dignità.